Nella lingua italiana è però possibile usare l'apostrofo per indicare l'elisione di una vocale alla fine di una parola, quando la parola successiva inizia per vocale. Ad esempio, non si scrive "la elisione" ma appunto "l'elisione".
Però non sempre si ha un'elisione. Ad esempio, nell'italiano corrente si scrive più spesso "le opere di Omero" che "le opere d'Omero", mentre "l'opere d'Omero" è decisamente raro, se non antiquato. Ci sono infine casi in cui la stessa parola, invece che essere elisa e avere quindi l'apostrofo, viene semplicemente troncata: "un'elisione" ma "un errore". La regola pratica per sapere se si ha elisione o troncamento è semplice:
si provi a usare la stessa parola seguita da un'altra parola che inizi per consonante e non per vocale. Se ciò è possibile, allora si ha troncamento; altrimenti elisione.
Alcuni esempi pratici:
L'articolo indeterminativo. Si può dire "un bambino", quindi la forma maschile sarà tronca ("un adolescente timido"); ma non si può dire "un bambina", quindi la forma femminile verrà elisa ("un'adolescente timida").
Gli aggettivi tale, quale, buon, pover. Si può dire "un tal giorno!", si ha quindi un'apocope, e si deve scrivere "tal altro" senza apostrofo, come del resto afferma anche l'Accademia della Crusca.
Gli avverbi come, dove, quando. In questo caso non si può dire quant grande e simili, quindi essi vorranno l'apostrofo: "com'è, dov'è, quand'anche".
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